Acqua chit ven racconta storie di paesaggi, di uomini e di acqua. L'Appennino reggiano, con i suoi fiumi, torrenti, laghi, cascate, le sue numerose sorgenti, le sue montagne piene di storia, rappresenta il luogo ideale da cui partire per raccontare o, meglio, per far parlare l'acqua, metafora del legame fluido ma inscindibile tra passato e futuro. Quell'acqua viva che, con il suo fluire incessante, modella il paesaggio, unisce le comunità lontane, si fa strumento di comunicazione e trasporta a valle storie e ricordi.
Esplorando le montagne che circondano la Valle del Secchia si incontrano tante narrazioni in cui si intrecciano i destini dell'acqua e degli uomini: un solitario guardiadiga, alle prese con un carico di tonnellate d'acqua da controllare e con le suggestioni oniriche del paesaggio che lo circonda; le donne di Casalino, che nel 1928 si ribellarono alla milizia per chiedere la costruzione di fontane e affermare il loro diritto all'acqua; il percorso collettivo del Consorzio Ventasso che gestisce autonomamente le risorse idriche della zona, incanalandole in acquedotti rurali da cui sgorga acqua purissima; la visita di un gruppo di bambini alle sorgenti del Secchia, in uno strano viaggio a metà tra la gita scolastica e un percorso iniziatico di risalita alle origini; e ancora altri bambini che imparano a fare il bucato con la cenere, alla vecchia maniera. In tutto il film l'acqua scorre e si rinnova, elemento di trasmissione della memoria tra generazioni.
Regia: Marco Mensa e Elisa Mereghetti
Con la collaborazione di Rosi Manari e Vincenzo Castellano
Produzione: Ethnos, Associazione Amanzio Fiorini
Con il contributo di Emilia-Romagna Film Commission
Con il patrocinio di Parco Nazionale dell'Appennino Tosco Emiliano